domenica 27 maggio 2018

Recensione del libro "Zero rifiuti" di Marinella Correggia


La scrittrice mette in evidenza attente analisi e spunti molto utili per chi vuole impattare meno sull'ambiente, riducendo quasi a zero i rifiuti. Lettura utile e scorrevole.

- Salvatore Siracusa



martedì 22 maggio 2018

Recensione del libro "L’Oceano di plastica" di Charles Moore

L’Oceano di plastica racconta la scoperta, da parte del capitano di marina Charles Moore, di una enorme massa galleggiante di rifiuti in pieno Oceano Pacifico. Moore vi finì con la sua nave nel 1997 e da quel momento non ha più smesso di denunciarne l’esistenza per cercare una soluzione valida e duratura al problema e per farlo è dovuto ritornare più volte in quel luogo per raccogliere quante più evidenze possibili affinché la sua denuncia fosse presa seriamente in considerazione dagli enti specifici alla salvaguardia dell’ambiente. Questa specie di discarica galleggiante, ha l’estensione del Canada. È composta da rifiuti plastici, alcuni integri, altri ridotti a brandelli per l’azione dei raggi UV e dei processi chimici a cui vengono necessariamente sottoposti. Insomma, una distesa infinita di plastica, intorno a cui nuotano e vivono milioni di pesci e animali marini di ogni genere, il cui nutrimento inevitabilmente si compone anche di quegli elementi tossici che danneggiano non solo gli animali che vi entrano a contatto, ma l’intera catena alimentare umani compresi.
Il racconto di questa incredibile scoperta permette a Moore di descrivere le nascoste proprietà della plastica: dai cartocci del latte alle molecole di polimeri, piccole abbastanza da penetrare la pelle umana o da essere inavvertitamente inalate. La plastica è sospettata di contribuire a una serie di malattie gravi tra cui infertilità, autismo, disfunzione della tiroide e alcune forme di cancro. Un libro che oltre a spingerci a riflettere sull’utilizzo dei materiali, soprattutto plastici, degradabili che la nostra civiltà utilizza e che recano danni all’intero pianeta perché passano anni prima della loro decomposizione avendo quindi un impatto totalmente negativo, ci spinge anche a prenderci cura dell’ambiente in cui viviamo non sottovalutando il problema dei rifiuti e dell’inquinamento, problema, ancora oggi, non totalmente risolto. 
Casa editrice: Feltrinelli
Link acquisto: https://www.ibs.it/l-oceano-di-plastica-la-lotta-per-salvare-ebook/

- Giulia Sottile

Recensione del libro “101 modi per non buttar via nulla” di Paola Rinaldi



Più che un manuale di riciclo, è un libro narrativo sugli oggetti creati e le esperienze vissute dall’autrice.
E’ scritto bene, ma molte volte si perde in periodi un po’ troppo lunghi.
Questo libro aiuta chi vuole vivere in modo semplice ed economico.
Ci sono molti consigli utili per la vita quotidiana.
Ti aiuta a risparmiare ma anche a salvaguardare l’ambiente.

- Rosy Gilio


Recensione del libro "Non bruciamo il futuro" di Rossano Ercolini


«In un’Italia dove contro discariche e inceneritori ci sono state tante barricate e pochissime proposte, la storia di Capannori e di Rossano Ercolini dovrebbe essere studiata a scuola.»
La Repubblica



Rossano Ercolini è un maestro elementare in un piccolo comune della Toscana, in provincia di Lucca. Quando viene a conoscenza del progetto di costruzione di un inceneritore a pochi chilometri dalla sua scuola, per il bene del territorio e dei suoi giovani alunni decide di intervenire. Fonda così l’associazione «Ambiente e Futuro», con l’obiettivo di informare la comunità dei rischi ambientali. Seguono anni di battaglie durissime durante i quali Ercolini sfida apertamente gli apparati politici
e i poteri economici locali e nazionali. Ma alla fine le sue ragioni hanno la meglio e nel 2007 il comune di Capannori è il primo in Italia a adottare la strategia Rifiuti Zero, diventando in poco tempo il centro di un movimento straordinariamente vitale. Nell’aprile del 2013 Rossano Ercolini riceve il Goldman Environmental Prize e viene invitato alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

“Non bruciamo il futuro” è la testimonianza fiera e coinvolgente di una battaglia decennale vinta contro poteri fortissimi.
È la dimostrazione chiara e diretta di un modo nuovo e rivoluzionario di fare politica e di organizzarsi dal basso.
 È anche uno straordinario manifesto educativo: in tutti questi anni l’autore non ha infatti mai smesso di insegnare. Rossano Ercolini è oggi il simbolo di un ambientalismo capace di incidere in maniera efficace nello sviluppo di un territorio, andando oltre le ideologie e gli schieramenti, con l’unico obiettivo di garantire un futuro alle nuove generazioni. Perché è solo con l’impegno di tutti che prende vita la speranza di un futuro migliore.

- Maria Grazia D’Amico

Recensione del libro "Dieci azioni per zero rifiuti" di Roberto Cavallo



“La questione dei rifiuti nella nostra civiltà è di una portata enorme, e tuttavia sottovalutata. La leggerezza idiota degli innumerevoli gesti di abbandono di rifiuti nell’ambiente ne è testimonianza.” Così scrive Luca Mercalli nella Presentazione al volume. La gestione rifiuti oggi deve fare i conti con condizioni del tutto nuove. Fino a cent’anni fa ogni prodotto utilizzato dall’uomo era biodegradabile o realizzato con un composto chimico semplice già presente nell’ambiente. I problemi di inquinamento erano dunque temporanei, dovuti a un eccesso di concentrazione locale, destinata a risolversi da sé con il diminuire della pressione antropica. La chimica di sintesi ha poi aperto la strada a prodotti non biodegradabili, bioaccumulabili e tossici a lungo termine. In più, i rifiuti oggi sono pervasivi e si diffondono rapidamente in tutto il pianeta attraverso fiumi, laghi, oceani, emissioni in atmosfera... Ciò che “buttiamo” nell’ambiente dura migliaia di anni e produce danni irreversibili. Mi verrebbe da proporre ai lettori dell’intervista di acquistare il libro e leggere soprattutto i capitoli 9 e 10! Scopriranno innanzitutto che per quanto bene facciamo la raccolta differenziata si può sempre fare qualcosa in più: teoricamente potremmo arrivare oltre al 90%! In ogni caso moltissime amministrazioni sono già oggi oltre l’80% e avere a che fare con solo il 20% di una pattumiera peraltro già messa preliminarmente a dieta è decisamente più facile. Mi piace sottolineare come l’Italia sia all’avanguardia nella gestione dei rifiuti, e far scoprire come esistono industrie in grado di riprocessare l’indifferenziato recuperando ancora quantità significative di materiali (fino al 40%) e trattare meccanicamente la parte restante: già oggi siamo in grado di inviare a smaltimento finale poco più del 10% delle pattumiere domestiche. La crisi ci ha portato verso comportamenti che ambientalisti, economisti, amministratori sensibili in qualche modo avevano preconizzato e sperato si intraprendessero come soluzioni virtuose. La crisi ha fatto in pochi anni quanto per decenni si era in qualche modo sperato. Ora abbiamo davanti una grande sfida: quella di non disperdere comportamenti “costretti” dalla crisi, facendoli diventare un cambio di paradigma, di abitudini quotidiane, facendo sì che l’auspicata uscita dalla crisi coincida con una nuova modalità di gestione dei nostri scarti avendo come obiettivo di ridurli a zero. Dieci azioni per zero rifiuti vuole provare a contribuire a questo cambiamento.
- Alessia Scimone

Recensione del libro "Rifiuti zero" di Paul Connett


Paul Connett è Professore emerito di Chimica ambientale all’Università "Saint Lawrence" di Canton a New York, e ideatore della strategia "Rifiuti Zero". La strategia che Connett da quasi trenta anni va professando in tutto il mondo ha trovato terreno particolarmente fertile nel nostro paese, dove ad oggi più di duecento comunità hanno già deciso di adottare quelli che lui ha definito i ‘dieci passi verso Rifiuti Zero’, da cui l'architetto Antonia Teatino, responsabile di O2 Italia, ha tratto il titolo per il suo Omonimo libro. Connett, autore di “Rifiuti Zero", dopo aver girato l'Italia per presentare il suo libro, ha dichiarato: “L’Italia è senza ombra di dubbio il paese che ha aperto le porte d’Europa alla strategia Rifiuti Zero. Prima di essa, solo l’Australia, e più precisamente la Canberra, e San Francisco, in California, avevano deciso di intraprendere la strada del riciclo e riuso dei rifiuti urbani, con obiettivi via via più ambiziosi che hanno portato la città californiana a riciclarne ad oggi l’80%.”  Vediamo dunque in cose consiste la strategia del Professor Connett. Lo Zero rifiuti o Rifiuti Zero (in inglese Zero Waste) è una strategia di gestione dei rifiutiche si propone di riprogettare la vita ciclicadei rifiuti considerati non come scarti ma risorse da riutilizzare come materie prime seconde, contrapponendosi alle pratiche che prevedono necessariamente processi di incenerimento o discarica, e tendendo ad annullare o diminuire sensibilmente la quantità di rifiuti da smaltire. Il processo si basa sul modello di riutilizzo delle risorse presente in natura.
Il libro del chimico statunitense, abbastanza esile e veloce da leggere (solo 216 pagine), è edito dalla “Dissensi" ed è acquistabile on line al costo di 8,99€.

Link all'acquisto: ://www.ibs.it/rifiuti-zero-rivoluzione-in-corso-libro-paul-connett/e/9788896643136

- Federico Amalfa

Recensione del libro "Zero rifiuti" di Marinella Correggia


Manuale di prevenzione e riuso per una vita e un'economia senza scarti


Questo manuale spiega perché prevenire la produzione dei rifiuti è meglio che smaltirli: tratta in modo approfondito tutte le possibili pratiche da adottare per uno stile di vita sostenibile, a livello individuale e di conseguenza collettivo. 
La gravità della condizione generale riguardo la questione rifiuti si fa sentire, e siamo tutti sulla stessa barca: l'unione farà la forza! Rivolge inoltre un occhio di riguardo nei confronti del "riuso" degli oggetti ed i suoi importanti vantaggi. L'innovatività del messaggio del libro sta nel fatto che non solo si consiglia di riciclare, ma di “prevenire” la produzione di rifiuti: si parla proprio di ridurre o azzerare sprechi insensati e controproducenti e sostituire oggetti non durevoli con oggetti riutilizzabili che possano durare nel tempo.
                                                                                                         -Andrea Abate

sabato 19 maggio 2018

Recensione del libro "Dieci azioni per zero rifiuti" di Roberto Cavallo


“Di rifiuti si muore, forse non è ancora chiaro”! Queste sono le parole di Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologa Italiana, nella prefazione del libro.
“Dieci azioni per zero rifiuti”
Di Roberto Cavallo e la Coop. Erika.Soluzioni concrete per comuni, aziende e cittadini
“La questione dei rifiuti nella nostra civiltà è...
Di una portata enorme, ed è sottovalutata."

I rifiuti sono un problema moderno, vecchio solo di un paio di generazioni. Un secolo fa tutto o quasi era biodegradabile in un tempo limitato e prodotto per durare a lungo. Poi sono arrivati l’età della plastica, la chimica di sintesi, il consumismo, il benessere effimero e ci siamo ubriacati di prodotti non biodegradabili, a volte anche tossici, che possono accumularsi per migliaia di anni.Ciò che “buttiamo” nell’ambiente dura migliaia di anni e produce danni irreversibili.è più che mai un atto di profonda responsabilità e di assoluta necessità.Il libro racconta di esperienze italiane virtuose improntate a quella strategia del ‘Rifiuti Zero’ in cui, l’Italia, vanta il maggior numero al mondo di amministrazioni, realtà territoriali e associazioni impegnate. Il volume ripercorre il cammino verso 'rifiuti zero' e le iniziative virtuose nel campo della sostenibilità ambientale, del riciclo e del riuso di numerose aziende, amministrazioni locali e realtà territoriali. Con un linguaggio diretto e presentando numerosi casi concreti, la questione rifiuti viene affrontata sotto diversi aspetti: si parte dalla prevenzione, arrivando al riuso e alla raccolta differenziata, per trattare poi di riciclo ma anche di raccolta dei rifiuti organici e di compostaggio.Si descrivono in concreto gli strumenti economici, i metodi per comunicare con i cittadini e con le amministrazioni, per arrivare a tematiche innovative come l'eco-design, strumento di prevenzione dei rifiuti dai risvolti ancora tutti da scoprire. Spazio anche all'analisi del “sacco nero”. Il capitolo si cui ho posto la mia attenzione è il quarto dove si parla del progetto “Ecobimbi” con il claim “Nella culla più salute meno rifiuti”. Il progetto, che parte da Torino, prevede la fornitura alle famiglie di un carnet di buoni sconto per l’acquisto di un kit di pannolini lavabili. Accompagnato da una specifica campagna pubblicitaria, organizzati incontri e recol telefonico. Al termine dell’iniziativa è stata condotta un’indagine telefonica, e, i risultati sono confortanti. Sulle 80 famiglie prese a campione, il 79% utilizzerà ancora i pannolini lavabili, il 14% ancora è indeciso e solo il 7% non li utilizzerà. La provincia di Torino ha così evitato alla discarica ben 93 tonnellate di pannolini usa e getta e, visto l’esito positivo, il progetto è stato esteso a tutti i Comuni della provincia.

Valeria Di Brisco
Responsabile gruppo "Blogger" 





venerdì 11 maggio 2018

Plastica in cielo... E in terra!


Un palloncino che scappa in cielo prima o poi scoppia. Le forze che entrano in gioco su di esso sono diverse: c’è la pressione del gas al suo interno (che spinge verso l’esterno), quella dell’aria esterna che tende a comprimerlo e infine l’elasticità del materiale di cui è fatto, che tende a riportarlo alle dimensioni “da sgonfio”. Inoltre, mentre il palloncino sale intervengono altri fattori; per esempio, la densità dell’aria, dunque anche la pressione esterna esercitata sul palloncino, diminuiscono a mano a mano che si sale di quota. Perciò il volume del palloncino tende ad aumentare e a diminuire la densità del gas al suo interno; dunque, in teoria, il palloncino tende a salire ancora. Questo equilibrio però a un certo punto si spezza: il palloncino diventa troppo grande e finalmente scoppia.  

·USA E RISPETTA
Un tema, quello dai danni da palloncino, che non riguarda solo le isole (Malta sta per esempio lanciando una petizione per abolirli ma tutte le città dei continenti. La stessa Europa, tramite la Commissione Europea, sta preparando in questi ore un piano che, se approvato, potrebbe prevedere l'abolizione di monouso e dei palloncini stessi. Chiaramente sia le aziende produttrici sia tutto l'indotto (basti pensare ai semplici negozi di giocattoli) chiedono un ripensamento del piano e l'intenzione è quella, in futuro, di realizzare palloncini ad elio e non solo prodotti tutti con materiali completamente biodegradabili in tempi brevi.


·STOP A CANNUCCE E MONOUSO
Quella dei palloncini appare la terza campagna, in ordine di tempo, a prendere sempre più piede nella lotta all'inquinamento dovuto dagli 8 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono nei nostri oceani. Molti paesi infatti da tempo stanno già predisponendo o avviando l'abolizione delle cannucce e dei monouso. In Italia le Tremiti dal primo maggio hanno vietato le stoviglie non biodegradabili per legge e da Torino a Terni diversi comuni stanno già dicendo addio alle cannucce.Un grande impulso alla lotta mondiale all'usa e getta è arrivato poi pochi mesi fa anche dall'Inghilterra dove il governo May ha annunciato, dal 2019, l'addio a cannucce e monouso: da molti questa mossa pro-ambiente è stata letta come il via ad un impegno planetario che, dopo usa e getta, cannucce e palloncini, presto potrebbe portare anche a un importante ridimensionamento delle bottiglie di plastica. Sempre con lo scopo di salvare i nostri mari prima che sia troppo tardi.
Un grande impulso alla lotta mondiale all'usa e getta è arrivato poi pochi mesi fa anche dall'Inghilterra dove il governo May ha annunciato, dal 2019, l'addio a cannucce e monouso: da molti questa mossa pro-ambiente è stata letta come il via ad un impegno planetario che, dopo usa e getta, cannucce e palloncini, presto potrebbe portare anche a un importante ridimensionamento delle bottiglie di plastica. Sempre con lo scopo di salvare i nostri mari prima che sia troppo tardi.

Risultati immagini per palloncini in cielo e terra


Valeria Di Brisco

Luigi Bartuccio
Alessia Di Gregorio
Sabrina Cuciti
Alessia Scimone






giovedì 3 maggio 2018

Hai mai pensato l'effetto che avrebbe su di te se non ti potessi separare dagli imballaggi spazzatura che acquisti?

Rob Greenfield voleva creare un visual che aiutasse le persone a capire quanta spazzatura creassero e ad ispirarle a fare cambiamenti positivi. Quindi per 30 giorni, ha vissuto proprio come l'americano medio e ha indossato ogni pezzo di spazzatura che ha creato. 4,5 libbre al giorno si aggiungono davvero. L’americano medio produce 4,5 libbre di spazzatura al giorno, ma la
maggior parte delle persone non pensa due volte alla quantità di spazzatura che produce. Una volta nel bidone della spazzatura, è fuori dalla vista, lontano dalla mente. Rob Greenfield è un attivista per un mondo sostenibile e giusto. Dona il 100% delle sue entrate mediali a organizzazioni non profit di base.

Bag It: Riduci la plastica!


“Bag it”, documentario del 2010 girato da Suzan Beraza denuncia il problema dell’ utilizzo della plastica. Bag it riesce  a prendere in mano una questione che è già un po’ nota a tutti ma che tutti tralasciano, per farla diventare di vitale importanza. Come viene detto nel film, la plastica è per certi versi, un materiale incredibile.
Il problema sono gli effetti collaterali, il fatto che ce ne sia davvero troppa e il fatto che resti in circolazione praticamente per sempre. Quello che scopriamo qui però è che buona parte della plastica, quella per così dire “peggiore”, difficile da trattare, viene spedita al riciclo in Asia, dove viene scaricata in aree specifiche, all’aperto; e dove della manodopera a bassissimo costo, in barba sia a qualsiasi diritto umano che a qualsiasi protocollo igienico sanitario, seleziona la plastica che si può fondere.
Si è detto poi che la plastica è entrata ormai a far parte della nostra vita; ma non ci è entrata soltanto sotto forma delle borse di plastica che teniamo appallottolate in cucina.  Il protagonista e voce narrante del documentario, Jeb Berrier, ripete più volte di essere uno qualunque, “una persona come tante, di certo non un fanatico ambientalista”. Cosi come ripete o fa ripetere più volte le cose da fare per sottrarsi a queste dinamiche e andare contro lo Stato di Ipnosi. Sono semplici indicazioni di carattere pratico, conclusioni dettate più che altro dal buon senso e alla portata di chiunque. Partono dal presupposto più importante: pensare a ciò che si sta facendo. A ciò che si sta comprando. A ciò che ci stanno vendendo. E poi scegliere, distinguere, consumare meno, diversamente, usare le sporte per la spesa. Trovare un proprio gesto, un proprio segnale da lanciare. Forse l’eroismo contemporaneo passa per di qua: nel decidere di bere l’acqua del lavandino, nel tirare fuori i fazzoletti e tovaglioli di stoffa che abbiamo ereditato, o nel portarsi la propria tazza in ufficio.
Dunque, ci libereremo mai dell’eccesso di  plastica? Tutto parte da te!

Link del video


                                                     
                                                                      Maria Grazia D’Amico e Martina Milone

Ma quanto durano i rifiuti se abbandonati sul pianeta terra?


Usa, getta e distruggi… l’ambiente



«I prodotti usa e getta sono stati inventati dopo la Seconda guerra mondiale per la loro praticità e come incentivo al lavoro e mezzo di promozione della crescita economica. Si riteneva che a un maggior numero di merci prodotte e gettate sarebbero corrisposti nuovi posti di lavoro. Quello che ha reso l’usa e getta così popolare è la sua praticità. Agli strofinacci o ai tovaglioli in stoffa i consumatori hanno con piacere preferito le versioni in carta. Abbiamo così sostituito i fazzoletti in tessuto con quelli di carta, gli asciugamani con le salviette e i contenitori riutilizzabili per le bevande con quelli monouso. Anche le buste della spesa usate per trasportare i nostri prodotti domestici entrano a far parte del flusso dei rifiuti. L’economia dell’usa e getta è in rotta di collisione con i limiti del nostro pianeta. Oltre ad avere sempre meno spazi disponibili per creare delle discariche intorno alle città, la terra sta esaurendo le risorse di petrolio a basso costo necessario per produrre e trasportare i prodotti monouso. Inoltre, ancora più importante, è il fatto che le risorse non rinnovabili (piombo, stagno, rame, materiali ferrosi o bauxite) necessarie per la fabbricazione di alcuni di questi prodotti sono disponibili in quantità predeterminata sulla Terra e non possano dunque sostenere l'attuale modello economico nel prossimo futuro». (Lester Brown)
Già dal luglio 2016 la Francia ha messo al bando le buste in plastica, anche quelle trasparenti, che in Italia sono ancora permesse (e infatti inondano i reparti e i mercati ortofrutticoli), adesso ha deciso di mettere al bando anche coltelli, forchette, bicchieri, tazze e piatti di plastica usa e getta.

Ricordiamo l’impatto ambientale e sociale della produzione della plastica: per produrre 1 kg di plastica si consumano 4 litri di petrolio (1 litro come materia prima e 3 come fonte energetica), 200 litri di acqua, e si producono 5 kg di gas serra e altre scorie tossiche (dati del Wuppertal Institute). Quotidianamente vediamo gli effetti della nostra dipendenza dal petrolio: la guerra in Siria, così come tante altre guerre, è una “oil war”.

Federico Amalfa e Rosy Gilio