giovedì 3 maggio 2018

Usa, getta e distruggi… l’ambiente



«I prodotti usa e getta sono stati inventati dopo la Seconda guerra mondiale per la loro praticità e come incentivo al lavoro e mezzo di promozione della crescita economica. Si riteneva che a un maggior numero di merci prodotte e gettate sarebbero corrisposti nuovi posti di lavoro. Quello che ha reso l’usa e getta così popolare è la sua praticità. Agli strofinacci o ai tovaglioli in stoffa i consumatori hanno con piacere preferito le versioni in carta. Abbiamo così sostituito i fazzoletti in tessuto con quelli di carta, gli asciugamani con le salviette e i contenitori riutilizzabili per le bevande con quelli monouso. Anche le buste della spesa usate per trasportare i nostri prodotti domestici entrano a far parte del flusso dei rifiuti. L’economia dell’usa e getta è in rotta di collisione con i limiti del nostro pianeta. Oltre ad avere sempre meno spazi disponibili per creare delle discariche intorno alle città, la terra sta esaurendo le risorse di petrolio a basso costo necessario per produrre e trasportare i prodotti monouso. Inoltre, ancora più importante, è il fatto che le risorse non rinnovabili (piombo, stagno, rame, materiali ferrosi o bauxite) necessarie per la fabbricazione di alcuni di questi prodotti sono disponibili in quantità predeterminata sulla Terra e non possano dunque sostenere l'attuale modello economico nel prossimo futuro». (Lester Brown)
Già dal luglio 2016 la Francia ha messo al bando le buste in plastica, anche quelle trasparenti, che in Italia sono ancora permesse (e infatti inondano i reparti e i mercati ortofrutticoli), adesso ha deciso di mettere al bando anche coltelli, forchette, bicchieri, tazze e piatti di plastica usa e getta.

Ricordiamo l’impatto ambientale e sociale della produzione della plastica: per produrre 1 kg di plastica si consumano 4 litri di petrolio (1 litro come materia prima e 3 come fonte energetica), 200 litri di acqua, e si producono 5 kg di gas serra e altre scorie tossiche (dati del Wuppertal Institute). Quotidianamente vediamo gli effetti della nostra dipendenza dal petrolio: la guerra in Siria, così come tante altre guerre, è una “oil war”.

Federico Amalfa e Rosy Gilio

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