“Bag it”, documentario del 2010 girato da Suzan Beraza
denuncia il problema dell’ utilizzo della plastica. Bag it riesce a prendere in mano una questione che è già un
po’ nota a tutti ma che tutti tralasciano, per farla diventare di vitale
importanza. Come viene detto nel film, la plastica è per certi versi, un
materiale incredibile.
Il problema sono gli effetti collaterali, il fatto che
ce ne sia davvero troppa e il fatto che resti in circolazione praticamente per
sempre. Quello che scopriamo qui però è che buona parte della plastica, quella
per così dire “peggiore”, difficile da trattare, viene spedita al riciclo in
Asia, dove viene scaricata in aree specifiche, all’aperto; e dove della
manodopera a bassissimo costo, in barba sia a qualsiasi diritto umano che a
qualsiasi protocollo igienico sanitario, seleziona la plastica che si può
fondere.
Si è detto poi che la plastica è entrata ormai a far
parte della nostra vita; ma non ci è entrata soltanto sotto forma delle borse
di plastica che teniamo appallottolate in cucina. Il protagonista e voce narrante del
documentario, Jeb Berrier, ripete più volte di essere uno qualunque, “una
persona come tante, di certo non un fanatico ambientalista”. Cosi come ripete o
fa ripetere più volte le cose da fare per sottrarsi a queste dinamiche e andare
contro lo Stato di Ipnosi. Sono semplici indicazioni di carattere pratico,
conclusioni dettate più che altro dal buon senso e alla portata di chiunque.
Partono dal presupposto più importante: pensare a ciò che si sta facendo. A ciò
che si sta comprando. A ciò che ci stanno vendendo. E poi scegliere,
distinguere, consumare meno, diversamente, usare le sporte per la spesa.
Trovare un proprio gesto, un proprio segnale da lanciare. Forse l’eroismo
contemporaneo passa per di qua: nel decidere di bere l’acqua del lavandino, nel
tirare fuori i fazzoletti e tovaglioli di stoffa che abbiamo ereditato, o nel
portarsi la propria tazza in ufficio.
Dunque, ci libereremo mai dell’eccesso di plastica? Tutto parte da te!
Link del video
Maria Grazia D’Amico e Martina Milone
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