Il Mediterraneo è, letteralmente, un mare di plastica.
Secondo un rapporto dell’Unep (Agenzia ambientale delle Nazioni Unite), ogni
giorno finiscono nelle sue acque 731 tonnellate di rifiuti in plastica. Il
Paese che ne disperde di più nel Mare Nostrum è la Turchia (144 tonnellate al
giorno), seguita da Spagna (125) e Italia (89,7). Il problema più grosso nel
Mediterraneo sono le microplastiche: il 92 per cento della plastica presente è
più piccola di 5 millimetri.
Uno studio pubblicato su Nature, condotto
dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di
Lerici (Ismar-Cnr) in collaborazione con alcune università, parla di
“Mediterranean soup”: una zuppa mediterranea di plastica. In alcuni punti del
mare, la concentrazione di particelle rilevata è la più alta del mondo: “Una
media di 1,25 milioni di frammenti di plastica a chilometro quadrato, contro i
335 mila del Pacifico”. La distribuzione delle microplastiche non è omogenea.
Il punto peggiore, secondo lo studio che ha raccolto
dati per tre anni, è nel tratto compreso tra la Corsica e la Toscana (10 chili
di microplastiche per ogni chilometro quadrato).
Il migliore a nord-est della Puglia e a largo delle
coste occidentali della Sicilia e della Sardegna (2 chili di microplastica per
ogni chilometro quadrato). In acqua sono stati “pescati” inquinanti di tutti i
tipi: polietilene, polipropilene, poliammidi, vernici. E anche i biopolimeri,
teoricamente biodegradabili. A peggiorare la situazione c’è il fatto che il
Mediterraneo è un mare chiuso: una particella potrebbe avere un tempo di
permanenza pari a mille anni. In teoria, cioè, partendo dall’Adriatico potrebbe
impiegare un millennio per attraversare lo stretto di Gibilterra e finire
nell’oceano. Nelle acque del Mare Nostrum, poi, sboccano fiumi inquinati come
il Danubio e il Po.
Da Sky Tg24
Rosy Gilio
Maria Grazia D’Amico
Federico Amalfa
Matteo Podetti
Martina Milone
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